L'atomica di Silvio

da TgCom/Libero

È successo quello che avevamo previsto. La Casa delle Libertà è crollata. E ciò che fa ridere è la causa: un problema di gnocca. È imbarazzante parlame. Si dà il caso che Fini si sia innamorato di una bella donna e per questa - incinta - abbia lasciato la moglie. Fin qui nulla di strano. Il problema è che Striscia la notiza ha preso per i fondelli Gianfranco e che lui si è incavolato a morte con Berlusconi, padrone di Canale 5.
Ed è scoppiato un quarantotto perché il presidente di An per ritorsione ha rotto con il Cavaliere e Forza Italia. Oddio, si tratta soltanto della classica goccia che fa traboccare il vaso. Sta di fatto che il vaso è traboccato. E ora si salvi chi può. Lo strappo si è consumato ieri. Ad Assisi si svolgeva un convegno della corrente di La Russa e Gasparri e l'attrito coi berlusconiani presenti ha provocato un incendio. Cicchitto, dirigente di Forza Italia, è stato preso a pesci in faccia. Analoga sorte era toccata a Schifani il giomo precedente.
Probabilmente da Fini era partito l'ordine: guerra al Cavaliere, al quale oltretutto viene rimproverato di non essere stato capace di buttare giù Prodi dopo aver annunciato ai quattro venti che lo avrebbe fatto. In sostanza la questione sentimentale mescolata a quella politica ha prodotto una miscela esplosiva. L'alleanza Silvio-Gianfranco è andata a farsi benedire. Dai battibecchi si è passati in un amen ai vaffa, e la speranza di un ripensamento e aggiustamento della crisi è ridotta al lumicino. Anzi anche il lumicino si è spento.
Tanto più che il presidente di An ha già intessuto rapporti con Veltroni per accordarsi circa la nuova legge elettorale ed è convinto così di ricoprire un ruolo decisivo e di poter giocare in proprio e non più per conto dei "soci" forzitaliani. Ma Fini forse non ha valutato un particolare: basterebbe che il Cavaliere facesse un cenno a Walter e questi ben lietamente comincerebbe a negoziare con lui. Per un motivo semplice: entrambi i leader dei maggiori partiti italiani hanno interesse a puntare su un proporzionale con premio di maggioranza (in Senato e alla Camera) al simbolo che ottenga il più alto numero di voti.
Ossia il Pd o Forza Italia. Se questo fosse il frutto della riforma, il referendum si renderebbe inutile. E la partita alle urne avverrebbe fra il sindaco di Roma e il proprietario di Mediaset. In fondo è il sogno di Berlusconi: governare senza l'obbligo di mediare con gli alleati di una qualsiasi coalizione. L'impressione è che siamo giunti a un punto di non ritorno: Silvio, davanti all'impuntatura di Gianfranco, invece di confidare in una rappacificazione radicalizza la polemica e si impegna in una fuga solitaria o, meglio, in una volata gomito a gomito con Veltroni.
O la va o la spacca. Un progetto che ha preparato da tempo: la creazione del Partito della libertà in cui entra chi si riconosca nella linea berlusconiana, i democristiani di Rotondi, La Destra di Storace e Daniela Santanchè, i Circoli trainanti di Michela Vittoria Brambilla. Diciamolo con franchezza: questo voleva Silvio e questo ha ottenuto. Fuori dai piedi quelli che disturbano il manovratore. In effetti ieri sera, mentre scrivevo queste note, il Cavaliere ha dato l'annuncio ufficiale: ho fondato il Partito della libertà, o meglio, come ha precisato, il Partito del Popolo Italiano della Libertà.
Niente altro, e così sia. Fini non può entrarci. Casini? Dipende da lui. Il dado è tratto e si va avanti. La Casa delle Libertà viene sciolta perché è diventata un casotto. Alleanza nazionale e il suo leader troppo nervoso e troppo innamorato non hanno sbocco. Nei prossimi giorni ne vedremo di cotte e di crude. Comunque Berlusconi finalmente è uscito allo scoperto. II giudizio agli italiani.

Vittorio Feltri

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Una piccola noticina... Calderoli, una delle paia di palle più consistenti che abbiamo a destra, lo aveva detto: "Se il governo non cade sulla finanziaria, il centrodestra così com'è non ha più senso". L'ho sempre detto, io, che a destra siamo gente d'onore.